Terremoti, scoperta una sorgente di magma sotto il Matese

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di Angelo Sanzò    

Resp. Settore Scuola e Formazione Legambiente Molise

SIGEA Molise

 

La notizia di qualche giorno fa, relativa alla scoperta, da parte di due ricercatori dell’INGV e del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia, pubblicata sulla rivista Science Advances, che la causa dei terremoti dell’area del Sannio-Matese possa essere dovuta alla risalita di magma e Anidride carbonica (CO2), ha destato tra i cittadini, molisani e non, grande curiosità e non dimeno una certa dose di preoccupazione.

I due ricercatori, Francesca Di Luccio e Guido Ventura, diversamente da quando avviene di solito e cioè che i terremoti derivano dal rilascio di energia dovuta alla messa in movimento sia di esistenti faglie attive che nuova formazione, fanno risalire la sequenza sismica del Dicembre 2013-14 relativa all’area indicata, alla risalita di magma nella Crosta terrestre da una profondità di circa 15-25 km.

Il magma, sia quello che arriva in superficie, come nelle aree vulcaniche, che quello che resta intrappolato a varie profondità all’interno dello strato crostale, proviene dalla Astenosfera, la zona situata subito dopo la crosta terrestre. La profondità di tale limite, mediamente di circa 40 km, da zona a zona, è molto variabile. Nel caso specifico, il magma del nostro Appennino, infilatosi nelle spaccature della Crosta, nel comprimere i gas presenti (CO2), avrebbe innescato e/o favorito il rilascio dell’energia accumulata nel corso del tempo.

In relazione a quanto riportato nell’articolo segnalato, il prof. Franco Ortolani, della Federico II di Napoli, pone all’attenzione di tutti alcune interessanti osservazioni rispetto a quanto, l’articolo segnalato, pone in evidenza.

I terremoti disastrosi storici che hanno interessato l’area attorno al Matese risalgono al 1456, 1688 e 1805, sono di origine tettonica, essendo il Matese interessato da faglie sismogenetiche, come la parte centrale dell’Appennino.

L’accumulo di “energia tettonica” si verifica continuamente in sottosuolo, molto articolato, da milioni di anni, interessato da faglie che hanno determinato l’attuale assetto dell’Appennino. 
Lungo queste faglie crostali, oltre ai terremoti della parte centrale della catena, si verificano risalite di fluidi crostali profondi che hanno interagito e interagiscono con le rocce e l’acqua che a luoghi le satura come in corrispondenza delle rocce carbonatiche che costituiscono i principali serbatoi idrogeologici dell’Appennino. 
I fluidi di origine profonda come l’anidride carbonica risalgono attraverso le rocce carbonatiche e anche attraverso quelle prevalentemente argillose come testimoniato da evidenti manifestazioni superficiali nel beneventano alle Bolle della Malvizza, nei pressi di Gesualdo alle Mefite e Mefitelle e nella valle del Sele tra Oliveto Citra e Contursi. 
Le evidenze di risalite di anidride carbonica sono spettacolari nella zona di Telese Terme dove hanno originato decine di “doline” e grandi sprofondamenti come il Lago Telese e le fosse nei pressi di Solopaca. 

Senza trascurare il getto ad altissima pressione, ininterrottamente, costante nel tempo, di CO2, osservato dal sottoscritto, proveniente da uno dei pozzi sterili del giacimento petrolifero di Cercemaggiore.   

La ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances, non chiarisce, sostiene il prof. Ortolani, se l’energia liberata sia stata fornita dai gas oppure se si sia trattato di liberazione di energia tettonica già accumulata nelle faglie attive. Per cui, in un caso, le intrusioni di gas avrebbero indotto terremoti in zone crostali prive di energia accumulata, nell’altro, l’incremento di pressione dei fluidi avrebbe favorito lo scorrimento delle faglie con conseguente innesco di terremoti.

In conclusione si tratta di conoscenze da approfondire e mettere a punto con massimo rigore scientifico, in quanto una sempre maggiore e puntuale conoscenza del nostro complesso e articolato sottosuolo non può che permetterci di adoperarci a ché le attività da svolgere ora e nel prossimo futuro possano permetterci di poter programmare con più consapevolezza e soprattutto sicurezza quanto di cui noi tutti si abbia bisogno.

 

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