“Il Mediterraneo recuperi il suo ruolo di cerniera tra culture e mondi che cooperano”: è questo il messaggio che Goletta Verde lancia da Termoli
Il Mediterraneo recuperi il suo ruolo di cerniera tra culture e mondi che cooperano. È questo il messaggio che Goletta Verde – la storica campagna di Legambiente che sta proseguendo il suo tour lungo le coste italiane – lancia da Termoli nel corso dell’incontro “Il Mediterraneo che unisce”, in programma oggi pomeriggio, alle 16, a bordo dell’imbarcazione ambientalista (Molo Nord Est del porto), insieme ai giovani migranti del centro di accoglienza di Termoli e Petacciato e agli scout dei gruppi Termoli 1 e Termoli 3.
Proprio con loro, già lo scorso maggio, Legambiente Molise ha realizzato la campagna Spiagge e Fondali Puliti, convinta del fatto che il volontariato rappresenti uno degli strumenti migliori per promuovere politiche di inclusione sociale e per combattere i muri di razzismo e indifferenza che troppo spesso vediamo nel nostro Paese.
Il Mediterraneo deve unire e non dividere, è mare di pace e di scambi tra culture e tra persone. “Le posizioni dei governi sull’immigrazione e le stesse decisioni assunte dall’Unione Europa – dichiara Stefano Ciafani, portavoce di Goletta Verde – svuotano di senso valori quali solidarietà, uguaglianza e libertà di movimento. Non è accettabile che l’Europa si barrichi dietro la distinzione tra profughi di guerra e profughi economici e ambientali. L’Europa deve rivedere le regole dell’accoglienza e restituire al Mediterraneo il ruolo di cerniera tra culture e mondi che cooperano, imboccando senza esitazioni la strada della pace, della solidarietà e dell’accoglienza. Non possiamo più accettare diritti differenziati tra chi fugge dal suo paese. A livello nazionale va riconosciuto il diritto dell’accoglienza a tutti coloro che fuggono dalla guerra, dalla fame, dai disastri ambientali e climatici”.
Proprio i migranti ambientali, infatti, non sono riconosciuti dalla legislazione internazionale, che riconosce il diritto alla protezione solo alle persone costrette a fuggire dal proprio paese per la guerra o perché perseguitate per ragioni di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche. Per loro, l’unica alternativa è la protezione umanitaria e altre forme di protezione lasciate alla discrezione nazionale. Questa è la ragione fondamentale per cui i migranti ambientali, consapevoli di essere fuggiti da inondazioni, siccità e desertificazione non vogliono farsi riconoscere come tali: si vedrebbero respinta la domanda d’asilo. Il mancato riconoscimento della molteplicità e complessità delle ragioni che determinano la necessità di migrare ostacola poi il reperimento di dati capaci di documentare la consistenza del fenomeno delle migrazioni ambientali.
Nota per la stampa: seguirà l’invio delle foto dei migranti a bordo di Goletta Verde.
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