Piano d’azione per la conservazione del lupo – Legambiente si appella a Frattura e Facciolla
Legambiente: “Le Regioni non si nascondano dietro un alibi per rimandare azioni urgenti attese da anni. Si stralci la deroga sugli abbattimenti e si difenda davvero il lupo”
Andrà in discussione nella giornata di oggi, in Conferenza Stato Regioni, Il nuovo Piano d’azione nazionale sulla conservazione e gestione del lupo, uno strumento importantissimo per vincere la sfida della tutela di questa specie in Italia e in Europa, ancora oggi purtroppo vittima di persecuzioni, avvelenamenti e bracconaggio, ma che sta facendo discutere tutti, esperti e non esperti.
Quello che è al vaglio e all’attenzione politica oggi è un documento corposo e molto articolato, il piano infatti elenca 22 azioni da intraprendere per proteggere il lupo, tra cui: il controllo del randagismo canino e dell’ibridazione tra cani e lupi, la lotta al bracconaggio, la prevenzione e compensazione degli eventuali danni causati dai predatori, campagne di informazione e monitoraggi per valutare l’andamento della popolazione. Ma la cosa che più cattura l’attenzione è sicuramente l’eventualità che i lupi possano essere abbattuti legalmente in Italia dopo quasi 50 anni. Infatti il nuovo piano prevede la possibilità di abbattere fino al 5% della popolazione complessiva italiana, “a condizione che non esista un’altra soluzione valida[…] per prevenire gravi danni, segnatamente all’allevamento” o “nell’interesse della sanità e della sicurezza pubblica[…] inclusi motivi di natura sociale o economica”.
In realtà però, gli abbattimenti in deroga alla legge che vieta di cacciare o comunque uccidere specie protette erano già previsti in casi estremi dal piano precedente, e sono contemplati dalla Direttiva Habitat. Una possibilità che il Ministero dell’Ambiente in tutti questi anni non ha mai esercitato in Italia, non essendo la specie ancora fuori pericolo poiché ancora a rischio in molte aree del nostro Paese dove si contano annualmente oltre un centinaio di esemplari morti per cause non naturali (bracconaggio, incidenti stradali…).
“Il problema è che gli abbattimenti sono stati percepiti come soluzione utile a risolvere i conflitti con le attività produttive, a contrastare il bracconaggio e a ridurre il conflitto sociale, ma i dati scientifici ci dicono tutt’altro” come dichiarano da Legambiente Molise. “A nostro parere, l’unica chiave per tutelare davvero gli allevatori e ridurre il conflitto è la prevenzione, che può e deve essere migliorata soprattutto con l’impegno da parte delle Regioni“.
Infatti, oggi 2 Febbraio 2017, chi voterà il Piano d’azione non saranno i tecnici o i Parchi, ma saranno proprio le Regioni, per questo “Chiediamo ed invitiamo il Governatore regionale Frattura e l’Assessore Facciolla – continuano da Legambiente Molise – di impegnarsi per una revisione del Piano, prendendo degli impegni chiari e concreti su tutte le azioni finalizzate alla mitigazione dei conflitti, promuovendo studi sulla specie che permettano di impostare un modello gestionale conservativo in equilibrio con le componenti sociali. È necessario – concludono da Legambiente Molise – trovare risorse che ci consentano realmente politiche preventive quali ad esempio la difesa dei domestici (cani da pastore, recinzioni, ricoveri provvisori, presenza dell’uomo, ecc.) per far sì che l’approvazione del Piano possa segnare una forte e coerente azione in seno alle politiche di conservazione della natura in Italia e non rappresentare una inutile forzatura o, peggio, creare l’ennesimo conflitto in seno in cui a farne le spese alla fine sarà il lupo!”.
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