Goletta Verde presenta i risultati del monitoraggio in Molise

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Cariche batteriche elevate per due campionamenti su tre, sotto accusa le foci

 

Legambiente: A fronte di una situazione sostanzialmente invariata rispetto agli anni scorsi l’obiettivo di Goletta Verde è quello di spronare le amministrazioni competenti a risolvere le criticità legate al sistema della depurazione al fine di valorizzare un territorio che diventi capace di coniugare sviluppo economico, offerta di servizi turistici e salvaguardia dell’ambiente

 

Sui tre campionamenti eseguiti lungo le coste molisane, in corrispondenza delle foci di fiumi e scarichi di depuratori, due risultano fuori dai limiti di legge e, di questi, uno è “fortemente inquinato”.

 

È questo l’esito del monitoraggio effettuato in Molise da Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane – realizzata grazie al sostegno del Consorzio obbligatorio degli oli Usati (COOU) e dei partner tecnici NAU e Novamont – presentato questa mattina a Termoli da Manuela Cardarelli, presidente Legambiente Molise, Angelo Sanzò, Direttivo Legambiente Molise, Rossella Muroni, presidente Legambiente, e Katiuscia Eroe, portavoce Goletta Verde.

 

I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente il 25 luglio. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e sono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

 

Quadro di dettaglio dei monitoraggi effettuati in Molise.

Tre i punti campionati in provincia di Campobasso: è risultata fortemente inquinata la foce del fiume Biferno, confermando una situazione invariata rispetto agli anni precedenti a causa della presenza di scarichi non depurati o illegali. Entro i limiti, invece, i risultati del prelievo effettuato presso il lungomare Federico II di Svevia, all’altezza del civico 43. “Inquinato” il giudizio emerso dal campionamento alla foce del fiume Trigno.

Inoltre,visti gli episodi di inquinamento che dal 20 al 22 luglio hanno portato all’estensione del divieto di balneazione sino a 600 metri dalla foce Sinarca, i tecnici di Goletta Verde hanno campionato il punto riscontrando una elevata carica batterica tale da risultare “fortemente inquinato”. Nonostante la presenza dei cartelli con il divieto, l’area era comunque frequentata dei bagnanti.

Quello compiuto da Goletta Verde – commenta Rossella Muroni, presidente di  Legambiente – è un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce un’istantanea utile per individuare i problemi della depurazione e ragionare sulle soluzioni. Il nostro lavoro vuole denunciare i gravi problemi che il nostro paese ha sul fronte della depurazione dei reflui dove, spesso, a farne le spese sono i cittadini. Sono passati dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi, termine che non è stato rispettato tanto da provocare due condanne e una nuova procedura d’infrazione a danno del nostro Paese. Secondo il rapporto della “Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche” la multa in arrivo sarà di circa 185 milioni di euro, la più alta in Italia”.

I monitoraggi della Goletta Verde in Molise – spiega Manuela Cardarelli, presidente di Legambiente Molisehanno verificato lo stato di salute dei tratti di mare interessati dalle foci di fiumi e dallo sbocco di uno dei depuratori della regione. A fronte dei campionamenti effettuati ci preoccupa il fatto che a distanza di anni la situazione sia rimasta sostanzialmente invariata. Auspichiamo, invece, un’inversione di tendenza per la nostra regione che può concretizzarsi solo attraverso un lavoro sinergico da parte di tutti i Comuni, sia costieri che dell’entroterra. Riteniamo inoltre decisiva l’adesione alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume, strumento di programmazione strategica e negoziata che punta alla tutela e alla corretta gestione delle risorse idriche e della valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico”.

Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 32 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale e nel 2015 ha raccolto in Molise 830 tonnellate di questo rifiuto pericoloso, evitandone così la possibile dispersione nell’ambiente. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 90% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del COOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.

 

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