Goletta Verde di Legambiente: “Sanare l’inquinamento delle foci affrontando il problema depurativo dei comuni dell’entroterra. Sulle coste, contro il consumo di suolo diciamo un secco no alla cementificazione”

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golettaEmergenza foci in Molise. I prelievi sulla costa compiuti dai biologi di Legambiente hanno evidenziato tre punti presso fiumi e torrenti che presentano livelli di inquinamento microbiologico con valori doppi rispetto ai limiti di legge.

 

 

 

Questo quanto evidenziato da Goletta Verde, la celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, di  Corepla, Consorzio Ecogas e Novamont. L’istantanea realizzata dai tecnici di Goletta Verde, che  viaggiano a bordo del laboratorio mobile passando al setaccio i punti critici di tutte le regioni costiere italiane,  permette di focalizzare il deficit dei sistemi depurativi locali e di comunicare ai cittadini i conseguenti rischi sanitari. Ma non solo. Fin dal 1986, la campagna ambientalista informa puntualmente e sensibilizza su tutti gli abusi ed i pericoli che incombono sul mare e le coste, puntando i riflettori sui casi di incuria o di cattiva gestione dell’immensa risorsa marina del nostro paese.

In Molise, i tre punti risultati fortemente inquinati ricadono in provincia di Campobasso. Il problema riguarda principalmente le foci. Il primo campionamento, infatti, ha indicato alti livelli di inquinamento microbiologico presso la foce Fiume Biferno, ricadente nel comune di Campomarino. Nel comune di Termoli, la foce Torrente Sinarca suscita preoccupazione: anche qui, presso il Lungomare Colombo, i risultati delle analisi dei biologi di Goletta Verde indicano acque fortemente inquinate. Ancora risultati che mettono in risalto valori oltre la norma di legge presso la Foce Torrente Tecchio, nel comune di Petacciato: nonostante la zona sia un sito di interesse comunitario (SIC) le acque campionate sono fortemente inquinate.

 “La situazione allarmante del Molise – dichiara Stefano Ciafani, portavoce di Goletta Verde – mette in risalto una condizione che accomuna tutte le regioni costiere: il 30% degli italiani non è servito da un adeguato sistema di depurazione delle acque reflue, vale a dire che 18 milioni di cittadini scaricano direttamente nei fiumi e nei mari senza alcun trattamento, compromettendo fortemente le condizioni di salute dei nostri mari. Una situazione molto grave e purtroppo ancora irrisolta per  la quale l’Italia corre il serio rischio di incorrere in una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, visto il mancato adeguamento alla Direttiva Europea 1991/271/CE che dal 1998, che richiede che le acque reflue prodotte dagli agglomerati urbani con più di 10.000 abitanti che scaricano nelle aree sensibili, vengano adeguatamente raccolte e trattate. Tutto ciò non riguarda unicamente le località costiere ma soprattutto i comuni dell’entroterra interessati dall’inadeguatezza del trattamento dei reflui. Piuttosto che spendere soldi pubblici per pagare multe europee che non ci saranno condonate, sarebbe più appropriato investirli in infrastrutture  necessarie per l’adeguamento delle condotte fognarie e del servizio di depurazione. Ci auguriamo fortemente che le istituzioni e gli enti preposti, in Molise come nel resto d’Italia, e si impegnino immediatamente in tal senso”.

“Il lavoro svolto da Goletta Verde ci permette di tornare ancora una volta su temi per noi da sempre prioritari – dichiara Mariassunta Libertucci, presidente Legambiente Molise – , non solo sul servizio di depurazione, che deve necessariamente essere esteso a quelle località che ne sono prive, ma anche su tutti gli abusi e le illegalità che vengono commesse ai danni del mare e delle coste. La nostra regione, con appena 35 km di costa, è stata caratterizzata lo scorso anno da 59 infrazioni accertate, ben 1,7 reati per km di litorale. Più che l’abusivismo edilizio, il peggior nemico delle coste molisane è in generale il consumo di suolo, seppure in forma del tutto legale. Il caso più eclatante riguarda Montenero di Bisaccia, dove la realizzazione del porto turistico a ridosso della foce del Trigno, zona SIC (sito di importanza comunitaria) ad appena 200 metri dal porto di San Salvo, sta contribuendo alla cementificazione del litorale. Una regione come la nostra – continua Libertucci -, deve porre in essere piani di sviluppo che siano più consapevoli dei limiti delle risorse, aumentare il carico antropico sul territorio, con cemento e infrastrutture non è certo la strada giusta.”

Quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è Main Partner principale della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega il presidente del COOU Paolo Tomasi. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto – continua Tomasi – questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come un campo di calcio”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno in Molise il Consorzio ha raccolto 1.234 tonnellate di oli lubrificanti usati: 1.097 nella provincia di Campobasso e 137 a Isernia.

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