Antropizzazione dei luoghi e qualità della vita

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La presenza dell’uomo nei territori, con la sua impronta tendente alla presa di distanza dai parametri propri della natura, evidenzia, quanto mai prima d’ora, uno dei maggiori e più inediti problemi dei tempi moderni. La cosi detta crisi ecologica, che si manifesta con le più svariate forme d’inquinamento, con l’impoverimento della biodiversità, la tendenza all’esaurimento delle risorse fornite dalla natura e quant’altro, segna lo iato tra gli equilibri ecologici e la sempre più marcata presenza antropologica, tipica degli ultimi decenni.      

   Quanto avvenuto nella seconda parte del secolo scorso e all’inizio di quello in corso, cioè a dire, le profonde alterazioni all’ambiente urbanizzato, causate dall’uomo, non hanno pari dimensioni nei confronti di tutti quelli relativi ai secoli precedenti. L’aumento della popolazione delle aree urbanizzate ha enormemente contribuito al peggioramento della qualità degli ambienti abitati, a cominciare dai rifiuti prodotti dalle attività del sistema che debbono essere, inevitabilmente, portati all’esterno e/o trattati con particolari processi tecnici. Operazioni che avvengono con ineludibili effetti negativi sulla qualità dell’ambiente nel suo complesso, al contrario di quanto produce un ecosistema naturale, che rielabora ordinatamente i rifiuti prodotti dal suo metabolismo.     

   Un’area antropizzata è responsabile del consumo di enormi quantità di risorse, in relazione alla superficie da essa occupata e produce enormi quantità di emissioni gassose che favoriscono, tra l’altro, i mutamenti climatici. Inoltre, mentre in passato lo spazio occupato, da strutture e infrastrutture, era in linea con l’aumento della popolazione, negli ultimi decenni si è notato che tale rapporto si è rovesciato, nel senso che gli spazi occupati crescono più della popolazione. In alcuni casi, in particolare nell’ultimo ventennio, il suolo occupato continua a crescere anche in presenza di popolazione in decrescita.  

   Le coperture di cemento e asfalto, il calore delle combustioni, veicolare e domestico, non fanno altro che incrementare l’effetto isola calore tipico delle aree presidiate dall’uomo con le sue attività, al contrario di quelle con temperature più basse delle campagne e/o dei luoghi a più bassa densità abitativa. L’uso, poi, tuttora rilevante, delle fonti fossili di energia, nel concentrare in ambiti ristretti pericolose forme d’inquinamento, contribuisce al rilascio in atmosfera dei nocivi gas serra, che unitamente alla deforestazione sono la causa principale del riscaldamento globale.    

   Numerosi ed autorevoli studi epidemiologici indicano che, tra le conseguenze dell’aumento delle temperature che continueranno ad interessare il nostro pianeta, sarà inevitabile dover convivere con un sempre maggior numero di malattie, globalmente diffuse. Assisteremo, per forza di cose, ad un incremento, sia di quelle tipiche dei climi tropicali, che di altre causate da agenti patogeni tuttora sconosciuti o confinate localmente in situazioni ecologiche, non di meno, in costante evoluzione.           

   Nel giro di qualche decennio è prevedibile l’arresto della crescita della popolazione mondiale, ma non di quella concentrata nelle megalopoli o comunque nelle aree urbane. Diventerà inevitabile, per la stessa sopravvivenza del genere umano, il dover e saper armonizzare il nostro buon vivere con gli ordinari equilibri ecologici, i soli in grado di contenere la pressione antropica su di essi esercitata. Or dunque, se da un lato acquisteranno sempre più valore le modalità che potranno rendere le città del futuro a misura d’uomo, dall’altro assisteremo, inevitabilmente, alla riscoperta e rivitalizzazione di tutti quei territori, assimilabili e/o riconducibili alle nostre Aree Interne ed in particolar modo a quelle di maggior pregio naturalistico. Ambienti, territori, luoghi che, per la stessa collocazione, continuano a conservare le giuste risorse, fisiche e non solo, in grado di consentire il poter aspirare e il perseguire la sostenibile, equilibrata convivenza dell’uomo con madre natura, sua generatrice.     

Angelo Sanzò

Presidente Comitato Scientifico

Legambiente Molise

         

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