Nell’ultimo periodo di bufale sulla “questione lupo” se ne sono sentite tante, forse anche troppe. E anche la trasmissione de “Le Iene”, andata in onda la sera del 16 febbraio, questa volta le ha sparate grosse. Il quadro che è emerso dal servizio andato in onda è quello di un lupo famelico che aggredisce animali domestici e costituisce un pericolo anche per l’uomo. È chiaro che è stato un servizio del tutto sbilanciato contro il lupo, senza nessun supporto di dati scientifici, che ha generato un allarme ingiustificato. Il fatto più grave però sta nelle dichiarazioni di un presunto bracconiere che ammette di aver ucciso illegalmente 15 lupi e su cui chiediamo che gli inquirenti facciano piena luce su queste assurde dichiarazioni.

Come il più delle volte accade, le informazioni che saltano fuori dagli organi di stampa e dai mass media sono spesso distorte e amplificate, condite da leggende metropolitane e alimentate da una parte del retrivo mondo venatorio che non fanno altro che accentuare ataviche paure nell’opinione pubblica. Ora più che mai, in vista dell’approvazione del nuovo piano di conservazione e gestione del lupo, abbiamo bisogno di fare una buona informazione che lasci spazio agli approfondimenti e alla serietà, restituendo al pubblico una realtà veritiera anche se complessa. Quello che fa più discutere in questi giorni, al vaglio del ministero, è la possibilità di concedere deroghe per l’abbattimento di una quota minima di lupi “problematici” per attenuare i conflitti con la zootecnia. Secondo gli esponenti di Legambiente, «Con questa scelta, sebbene dichiarata come estrema ratio, si mettono in dubbio anni di buone pratiche e di impegno sul tema della prevenzione del conflitto, di cui le aree protette sono state esempio a livello europeo, di condivisione con i portatori di interesse come gli allevatori, e nel contrasto concreto al bracconaggio. Da non dimenticare che nel nostro Paese esiste, nei fatti, una “autolimitazione al prelievo” del lupo” già garantita dal bracconaggio che rappresentata la causa principale di rischio a cui è sottoposto il lupo, insieme all’ibridazione con i cani vaganti».
Ed anche il Molise non è esente da casi di bracconaggio sulla specie, infatti da uno studio in provincia di Campobasso è emerso che su 34 carcasse rinvenute, 4 individui risultano uccisi con arma da fuoco e dall’uso di laccio, anche se la causa di morte più frequente appare la collisione con le autovetture. Per quanto concerne invece i conflitti con la zootecnia, al momento non ci sono dati e informazioni sufficienti sul fenomeno degli attacchi da parte del lupo. Il fenomeno però può assumere un’importante carattere locale se le modalità di gestione degli animali non contemplano la presenza del predatore. Infatti la principale criticità si verifica quando il bestiame è lasciato in assenza o con scarse misure di custodia (basse recinzioni, assenza di cani da guardia).
Quello che è necessario ed indispensabile per la conservazione e una migliore gestione della specie è migliorare innanzitutto la conoscenza sulla sua distribuzione in maniera omogenea e standardizzata in tutto il territorio nazionale attraverso piani programmati e scientificamente validi. Attualmente in Molise non esiste un’autorità o piattaforma regionale che si occupi del fenomeno, non esistono azioni di tutela o programma di monitoraggio della specie, i pochi dati a disposizione fanno riferimento a studi del PNALM e studi parzialmente pubblicati della provincia di Campobasso e della Valle del Fortore. È auspicabile migliorare, inoltre, l’attività di comunicazione sul lupo sfatando luoghi comuni e falsità sulla specie [vedi box informazioni] allontanandosi da uno pseudo-giornalismo che alimenta paure infondate, promuovere la coesistenza con le attività umane con metodi ampiamenti sperimentati. Nonché migliorare la gestione degli indennizzi dei danni e ridurre il randagismo/vagantismo canino che provoca danni sia alla zootecnia che al lupo stesso per la perdita di identità genetica.

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Federica D’Amico

Referente Aree Protette Legambiente Molise

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